Tradizione e gastronomia
Col martedì grasso termina il Carnevale ossia il tempo dell’allegria, della baldoria e delle abbuffate di cibo rappresentato da maccheroni, polpette di carne al sugo, carne di maiale e salsiccia e, a fine pasto, dalle chiacchere, col loro intrinseco significato, evocazione dei frictilia degli antichi Romani.
Un tempo, dopo avere consumato le pietanze, tajeddhre e pignate, pentole di terracotta, oltre a stoviglie, tovaglie e tovaglioli, venivano ripetutamente e puntigliosamente lavati con acqua calda e aceto o con la lessìa, liscivia, al fine di rimuovere anche il più infinitesimale residuo di grasso. In alcune famiglie lo scrupolo era tale che si preferiva rompere le pentole usate e impiegare quelle nuove. Alle ventitré in punto le campane suonavano “a morto” per avvertire la popolazione che stava per cominciare il lungo periodo di digiuno e astinenza della Quaresima.
Intanto il mercoledì delle Ceneri era consuetudine recarsi in chiesa per ricevere sul capo la cenere benedetta, simbolo di penitenza, ottenuta dalla combustione delle palme benedette l’anno precedente.
Il rito del digiuno ha origini millenarie ed è presente in quasi tutte le religioni. Quello proposto dalla Chiesa cattolica è certamente tra i meno rigorosi poiché obbliga a fare un unico pasto durante il giorno, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera. Per astinenza si intende la proibizione dell’uso delle carni come pure dei cibi e delle bevande che sono da considerarsi particolarmente ricercati e costosi.
Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare? Feste e riti del calendario popolare salentino, Grifo 2013