Tradizione e gastronomia
Specialmente nel mondo rurale del passato, il 25 marzo ha rivestito una significativa rilevanza perché veniva affiancato alla rinascita della natura e, particolarmente, delle piante che cominciano a mostrare nuovi germogli. Questo fenomeno naturale concatenato ala data celebrata solennemente dalla chiesa cattolica (L’Annunciazione del Signore), non è sfuggito alla saggezza popolare che ha coniato una serie di espressioni dialettali alquanto eloquenti. Eccone qualcuna: te la Nunziata ogne erva e’ licenziata, dell’Annunziata ogni erba è licenziata, nel senso che è pronta per germogliare; te la Nunziata la sementa e’ nata, dell’Annunziata il seme è nato; te la Nunziata la vigna e’ ncardillata, dell’Annunziata alla vigna spuntano i germogli, paragonati dal contadino a tanti cardellini.
Un’altra connessione riguarda il risveglio degli animali che, sollecitati dai primi tepori primaverili, lascerebbero le loro tane in cui hanno trascorso il letargo invernale: te la Nunziata ogne serpe àusa la capu, dell’Annunziata ogni serpente alza la testa, riprende a strisciare alzando il capo, com’è tipico dei rettili.
La disponibilità di luce naturale è evidente il giorno dell’Annunciazione e anche tutti noi percepiamo di essere finalmente usciti dalla prolungata stagione invernale; pertanto, siamo propensi a lasciare le proprie dimore e i consueti impegni per concederci una piacevole passeggiata in campagna già punteggiata dai fiori gialli dell’acetosella, dal rosso dei primi papaveri e dall’arancione della calendula selvatica.
Auguri alle donne che si chiamano Nunzia, Nunziata, Nunziatina e agli uomini di nome Nunzio o Nunziu.
Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare? Feste e riti del calendario popolare salentino (Grifo ed., 2013)