Tradizione e gastronomia
La parola, così ostica per molti, deriva da somatos, corpo, e manzìa, pratica della predizione, che si riconosceva come un’inclinazione o propensione naturale a coloro che, osservando una determinata conformazione cranica o toracica, il modo di camminare o di parlare, il taglio degli occhi e quant’altro di una persona, sconosciuta, ne ricavava giudizi sul carattere o sulla moralità o sull’indole. A torto o a ragione. Con una dose certo di empirismo, di superstizione e di autentica “credenza” popolare che, talvolta, era indovinata.
Pertanto, avete la fronte prominente o le pupille gialle o le labbra carnose, i capelli rossi e, quando camminate, sculettate? E fate di tutto per passare inosservati? Non ci giurate! Qualcuno, pur non conoscendovi personalmente, ma guardando qualche vostro dettaglio fisico, può individuare le vostre capacità intellettuali e morali.
Secondo la somatomanzia popolare vi è una stretta relazione fra fisiologia e morale, tra anatomia, estetica del corpo e tutto ciò che concerne la sfera del pensiero, della psicologia, della nobiltà d’animo ed altro che dir si voglia. Con tutti i sinonimi e i contrari.
Nei due volumi l’argomento ha rappresentato un pretesto per recuperare le simpatiche, a volte assurde, spiritosissime espressioni e modi di dire dialettali leccesi della gente comune, quando esprimeva una capacità di individuare la personalità altrui. E sulle varie parti del corpo (diviso scientificamente in parte superiore, tronco e arti inferiori), nei due volumi, vengono fuori simpatiche, ilari, fantasiose correlazioni oltre che una serie di modi di dire, a volti assurdi, ma sempre spiritosi, di cui si è persa traccia. È un modo di registrare e di esprimere un substrato intuitivo e una capacità di individuare la personalità altrui che, forse, oggi è del tutto cancellata.
Allora agli scettici desideriamo dire: non si tratta di non accettare o di non credere alla somatomanzia, ma quanto di sapere sfoderare una capacità di intuire – che, evidentemente non è di tutti – e di condire il tutto con una capiente manciata di senso ironico.
Tra la pila altissima di appunti sono stati scelti quelli che meglio offrono aspetti di curiosità e attrazione, eliminando veicoli di noia e incomprensione, mai allontanandosi dal proposito di volere divertire il lettore, ma immaginando di sentire le sue risate di gusto, con un senso di terapeutica liberazione…perché?…
Che diamine! Perché si è ritrovato magnificamente descritto e raffigurato!!!
Le calzanti illustrazioni sono di Bruno Maggio.